venerdì 20 giugno 2014

Giornata del bambino africano


16 giugno
Giornata internazionale del bambino africano e
inaugurazione della BRIDGE PRESCHOOL 

Ogni 16 giugno da decine di anni a questa parte si celebra la giornata del bambino africano. L'evento vuole ricordare ciò che successe nel 1976 a Soweto, in Sud Africa, dove centinaia di bambini neri sfilarono per le strade per far valere il loro diritto all'educazione, protestando per la scandente qualità delle loro scuole. Il risultato fu tragico: durante la manifestazione più di cento bambini furono uccisi, a migliaia rimasero feriti. Dal 1991 l'evento è ricordato a livello internazione, e viene usato come opportunità per rivedere l'effettiva applicazione dei diritti dell'infanzia nel continente africano, e in particolare per rimettere in discussione le condizioni dell'istruzione.
Per l'occasione alla BRIDGE PRESCHOOL la giornata ha effettivamente visto i bambini come protagonisti. Lo scopo stato renderli consapevoli dei loro diritti, per mezzo di cacce al tesoro, concorsi di disegno per grandi e piccini, e postazioni di discussione. Il tutto è stato poi farcito con giochi e tornei sportivi. I bambini sono accorsi da ogni angolo di villaggio, felicissimi di avere una giornata interamente dedicata a loro. Abbracciati dal grande sole africano oggi ci hanno regalato sincero entusiasmo fatto di mille sorrisi.

mercoledì 18 giugno 2014

Brazil

Anche in Tanzania, come in altri milioni di paesi sparsi nel globo, in questi giorni c'è aria di coppa del mondo. Gli abitanti del villaggio sono elettrizzati, occupatissimi nella preparazione del grande evento calcistico che si svolgerà durante il prossimo mese. L'interesse è condiviso da molti, e ognuno mette a disposizione ciò che possiede, per riuscire nell'impresa di vedere le partite. C'è chi offre il televisore, chi ha con sè un'antenna parabolica, chi un vecchio generatore. Per tutto il giorno l'elettricista fai-da-tè locale unisce e taglia cavi, svita e aggiusta accessori di ogni genere. C'è odore di bruciato, lo stabilizzatore fa fumo, ma l'elettricista continua calmo il suo lavoro, cercando i ricambi in una radiolina sezionata per l'occasione.

Anche il montaggio dell'antenna richiede il suo tempo. Il disco viene girato e rigirato alla ricerca di un segnale, chiedendosi se davvero notizie della coppa del mondo passeranno anche dal piccolo villaggio tanzaniano. “Forse ci hanno dimenticati...” ipotizza qualcuno, dopo ore di tentativi.

E infine, miracolosamente, è tutto pronto. Scende la sera e poi il buio della notte africana. In mezzo al paese addormentato c'è un generatore che sbuffa e una lampadina ad illuminare l'ingresso. Si spalanca la porta, e tutto il villaggio è là! Avvolti in teli colorati sono tutti riuniti nella saletta, ansiosi aspettano l'inizio dello spettacolo. Non mancano i bambini, che ad occhi spalancati si gustano deliziati ogni minuto della serata così fuori dalla norma. Non capiscono nulla ma guardano estasiati le immagini di un mondo diverso. Musica e balli, confusione che si muove sullo schermo. A volte scoppiano a ridere su un primo piano della faccia buffa di un calciatore troppo serio.
In un angolino c'é pure un gruppetto di signore anziane. Troppo curiose per starsene a casa si sono fatte contagiare dall'entusiasmo collettivo per un evento che anche su di loro ha saputo esercitare attrazione. Ora però, vergognose, si fanno piccole piccole come a volersi nascondere, e commentano sottovoce tra loro il vestito molto essenziale delle ballerine: “Certo che ho vissuto proprio a lungo... anche questa mi tocca vedere!”.

Il pubblico maschile riempie la sala con il suo vociare. Assieme ricordano i mondiali di calcio degli anni precedenti; cosa accadde alla tale squadra, al tal calciatore. Ognuno con le proprie verità, ognuno con le proprie nuove previsioni. Parlano di un corcorso della coca-cola con in paglio un biglietto per il Brasile. Qualcuno si chiede se i brasiliani sono bianchi o neri. C'è poi un tizio che ogni due minuti sfila davanti allo schermo per pubblicizzare la sua bancarella ambulante fatta di dentifrici, calze da uomo, e creme per tutti i gusti.

Finalmente il momento si avvicina, la partita sta per cominciare. Mancano solo dieci minuti!
Ed ecco che con un ultimo sbuffo il generatore si spegne. La luce della lampadina viene risucchiata dalla luna e si fa buio pesto. I balli si interrompono di colpo. Il Brasile è improvvisamente volato via, più lontano che mai, e sorpresa la gente si guarda intorno non capendo più dove si trova.

Poi una voce annuncia: “È finita la benzina. Chiediamo un vostro modesto contributo per abbeverare il nostro generatore, che come vedete non sa pazientare...”
Una mano passa a raccogliere i centesimi tra il pubblico, facendo tintinnare esplicitamente le monete con intenzione significativa. .Un ragazzo arriva dal buio con una tanica di benzina piena fino all'orlo.
Ed ecco, di nuovo il borbottare del generatore, di nuovo la musica, di nuovo la festa!
“Presto presto, giusto in tempo per l'inno!”. E siamo di nuovo in Brasile.

martedì 3 giugno 2014

Formichine

 Una delle prime cose che salta all'occhio a qualsiasi viaggiatore in Tanzania è l'enorme quantità di bambini. Infatti la piramide delle età di questo paese presenta la caratteristica forma dalla base larga con un rapido assottigliamento verso la cima, dove il cinquanta percento della popolazione non ha ancora raggiunto l'età adolescenziale. Ed è proprio questo ciò che forse più ci impressiona dell'Africa: quelle tante batuffolose testoline nere, che guardano meravigliati i turisti in visita come fossero davanti a un programma televisivo. Quei piccoli un po'seriosi e timidi, con i pantaloni scoloriti, la camicia mai della misura giusta, e il brillante sorriso sempre pronto. Hanno in mano un bastoncino con il quale guidano un cerchio di ferro, che sanno rincorrere per ore. Una macchinetta come una scatola di latta, con quattro ruote di tappi di bottiglia colorati. Amano le caramelle, le penne a sfera, la musica locale, e c'è in loro quella invidiabile capacità di stupirsi che caratterizza ugualmente i bambini di tutto il mondo. Ci emoziona seguire i loro piedini nudi correre sulla strada sterrata.



Eppure non è tutto qui. La loro infantile ingenuità è unita a una precoce profondo senso di maturità e di indipendenza. Grandi lavoratori, sono proprio i bambini ad essere le formichine operose della società. Si muovono silenziosi, senza avvanzare proteste, e del loro gran da fare nemmeno ci si accorge. Le faccende domestiche sono tante, e a chi ha braccia per aiutare non è permesso tirarsi indietro. A sei anni questi ragazzini sanno già badare ai fratelli più piccoli, e camminare con loro qualche chilometro con venti litri d'acqua in bilico sulla testa. Basti pensare a Lucy, che dalla prima elementare vive sola con la vecchia nonna. È lei che alle quattro, finita la scuola, va a raccoglier legna per cucinare, e acceso il fuoco prepara il pranzo. È sempre lei che ogni giorno lava a mano la sua uniforme. pulisce la casa, va a prendere l'acqua, cerca in giardino insalata e fagioli per la cena della sera.  E se si ammala va lei stessa nel bosco alla ricerca di certe erbe medicinali che fa bollire per berne poi il succo.


E a scuola la situazione non è molto diversa che a casa. Nelle scuole tanzaniane non sono solo le nozioni di aritmetica ed inglese a venir trasmesse. Le elementari sono una vera e propria scuola di vita, dove agli allievi viene insegnata la massima disciplina, nonchè l'igiene personale e la cura dell'ambiente circostante. È infatti raro vedere un bambino con l'uniforme sporca, con le unghie lunghe, o con i capelli arruffati. E nonostante la povertà dei mezzi, le finestre rotte e buchi nel pavimento, il vialetto delle scuole è sempre ben spazzato senza ombra di foglie secche o cartacce. Non esiste il bidello. Sono gli allievi stessi a pulire il cortile e le loro classi, ogni mattina prima del suono della campanella. Durante la stagione delle piogge poi, i bambini si portano la zappa da casa, e le lezioni si fanno nei campi. Con i maestri come supervisori, sono ancora gli allievi ad arare i terreni della scuola, che in quanto vista come comunità, ha bisogno del contributo di tutti per rendersi sostenibile.

Ma i compiti di queste piccole testoline nere non finiscono qui. Essi infatti devono continuamente ingegnarsi su come raccogliere spiccioli per quaderni e matite. La spesa è troppo impegnativa per una famiglia numerosa, ed è quindi richiesto ai bambini stessi di prendere l'iniziativa. C'è chi dopo scuola si occupa di vendere canne da zucchero, chi aiuta a trasportare qualche mattone in un cantiere, chi vende pomodori di casa in casa o ancora chi si offre di zappare per pochi soldi al metro quadrato. Lucy ha addirittura un mini-pollaio con galline praticamente selvatiche, che quando abbastanza grasse vende per comprarsi le scarpe nuove. Quando contratta il prezzo dei suoi polli ha un'espressione seria seria, ma datele un palloncino, e vedrete la sua serietà scoppiare come una bolla di sapone. Raccontatele una fiaba, e la vedrete addormentarsi dolcemente tra le vostre braccia.