Tanzania contadina. La terra è
l'elemento. La tastano, l'annusano, la percorrono, lasciando che si
infili tra le dita dei piedi nudi. Quella bella terra densa di
pioggia, piena e brulicante di vita. Al cadere delle prime gocce la
gente si risveglia dal letargo. Prima del canto del gallo sono già
tutti nei campi a zappare: foulard in testa, semi di mais e zappa alla mano, un bambino legato in
schiena, un altro più grandicello a fianco ad aiutare. Gli uomini tornano dal
lavoro al tramonto. Hanno i piedi arancioni, di quella terra che è
ormai parte di loro. Mangiano quattro piatti di polenta e crollano
sul letto sfiniti... russano fino alle tre e mezza di mattino, e poi
dopo altri quattro piatti di polenta ripartono con la zappa in
spalla. Persino la vecchia Bibi della casa accanto dimentica i suoi
mille mali di schiena, pancia e di denti. Al mattino immancabilmente
la si trova lì, un colpo dopo l'altro, a sfruttare ogni centimetro
quadrato del suo acre di terreno, che ama più dei suoi figli. Di
nascosto, senza farsi vedere da nessuno, semina un tappo di
coca-cola... in fondo perchè no?
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