sabato 27 dicembre 2014
lunedì 10 novembre 2014
venerdì 26 settembre 2014
Acchiappa il galletto
“Acchiappa
il galletto”, questo è il nome di un gioco tanzaniano, spesso
proposto durante le feste
di paese. Al centro del campo
sta una signora che
tiene per le zampe un giovane
gallo. Attorno una decina di
concorrenti, rigorosamente selezionati come i più impacciati del
villaggio. Uno troppo grosso, uno troppo in là con gli anni, una
donna dai tacchi a spillo
troppo elegante. Al
fischio l'animale viene
liberato e
i partecipanti si
sfidano ad acchiapparlo.
Premio per il più veloce:
il galletto stesso!
Gli
uomini corrono, si lanciano sulla preda, scivolano,
cadono si rialzano
e si azzuffano tra di loro
nell'impresa di catturare il
povero gallo spaventato che corre e
sfugge abilmente agli
attacchi. Il
pubblico è un boato, la gente incita
tra le risate i partecipanti sudati. Lo
spettacolo si protrae fino a quando il
pollo, stanco per la corsa,
viene acchiappato dal
trionfante vincitore.
Sembra
quasi che
chiacchirano mentre
starnazzano
cercando di becchettare un
grosso insetto...
... "La rossa è sparita ieri... Puoi scommetterci che è andata
a covare! S'è trovata un bel nido nella foresta e la rivedremo tra
un mese con il suo seguito di pulcinozzi" ...
... "Non sai che noiosa la nuova arrivata... sì sì, quella
brutta, senza piume sul collo... insomma, sta per deporre le uova...
strilla a non finire perchè le vuole mischiare alle mie... che
scansafatiche!" ...
... "Poveretta la nera... ha covato una dozzina di uova, ma se
ne sono schiuse solo tre... due piccoli è già piovuto il falco in
picchiata a portarseli via ed ora è restata con un pulcino solo...
dovresti vedere che dolce però!"...
Sono
sempre affamate, sempre
pronte a tutto per guadagnarsi una bricciola d'avvanzo della
sera prima. Persino
si azzardano ad entrare nelle case per
cercare una padella non ancora lavata e
zampettare sul divano, svegliando con il loro coccodè la padrona
sorpresa nel suo pisolino.
Poi
al calar del sole galli,
galline e pulcini fanno
ritorno e
si ritrovano tutti
nel cortile chiedendo
venga loro aperta
la porta d'entrata,
per lasciare
che si accovaccinano
tranquilli nel
loro cantuccio.
La padrona li conta alla
lucina di una pila, un qualcuno lo vende, per altri aspetterà fino a
Natale. Al buio appaiono assonnati e vulnerabili, senza energia per
reclamare. Fino
alla
prima alba,
quando di nuovo scorrazzeranno
per i campi chiocciando
e cantando, salutando il mattino.
venerdì 20 giugno 2014
Giornata del bambino africano
16 giugno
Giornata
internazionale del bambino africano e
inaugurazione della BRIDGE
PRESCHOOL
Per l'occasione alla BRIDGE
PRESCHOOL la giornata ha effettivamente visto i bambini come
protagonisti. Lo scopo stato renderli consapevoli dei loro diritti,
per mezzo di cacce al tesoro, concorsi di disegno per grandi e
piccini, e postazioni di discussione. Il tutto è stato poi farcito
con giochi e tornei sportivi. I bambini sono accorsi da ogni angolo
di villaggio, felicissimi di avere una giornata interamente dedicata
a loro. Abbracciati dal grande sole africano oggi ci hanno regalato sincero entusiasmo fatto di mille sorrisi.
mercoledì 18 giugno 2014
Brazil
Anche in
Tanzania, come in altri milioni di paesi sparsi nel globo, in questi
giorni c'è aria di coppa del mondo. Gli abitanti del villaggio sono
elettrizzati, occupatissimi nella preparazione del grande evento
calcistico che si svolgerà durante il prossimo mese. L'interesse è
condiviso da molti, e ognuno mette a disposizione ciò che possiede,
per riuscire nell'impresa di vedere le partite. C'è chi offre il
televisore, chi ha con sè un'antenna parabolica, chi un vecchio
generatore. Per tutto il giorno l'elettricista fai-da-tè locale
unisce e taglia cavi, svita e aggiusta accessori di ogni genere. C'è
odore di bruciato, lo stabilizzatore fa fumo, ma l'elettricista
continua calmo il suo lavoro, cercando i ricambi in una radiolina
sezionata per l'occasione.
Anche il montaggio
dell'antenna richiede il suo tempo. Il disco viene girato e rigirato
alla ricerca di un segnale, chiedendosi se davvero notizie della
coppa del mondo passeranno anche dal piccolo villaggio tanzaniano.
“Forse ci hanno dimenticati...” ipotizza qualcuno, dopo ore di
tentativi.
E infine,
miracolosamente, è tutto pronto. Scende la sera e poi il buio della
notte africana. In mezzo al paese addormentato c'è un generatore che
sbuffa e una lampadina ad illuminare l'ingresso. Si spalanca la
porta, e tutto il villaggio è là! Avvolti in teli colorati sono
tutti riuniti nella saletta, ansiosi aspettano l'inizio dello
spettacolo. Non mancano i bambini, che ad occhi spalancati si gustano
deliziati ogni minuto della serata così fuori dalla norma. Non
capiscono nulla ma guardano estasiati le immagini di un mondo
diverso. Musica e balli, confusione che si muove sullo schermo. A
volte scoppiano a ridere su un primo piano della faccia buffa di un
calciatore troppo serio.
In un angolino c'é
pure un gruppetto di signore anziane. Troppo curiose per starsene a
casa si sono fatte contagiare dall'entusiasmo collettivo per un
evento che anche su di loro ha saputo esercitare attrazione. Ora
però, vergognose, si fanno piccole piccole come a volersi
nascondere, e commentano sottovoce tra loro il vestito molto
essenziale delle ballerine: “Certo che ho vissuto proprio a
lungo... anche questa mi tocca vedere!”.
Il pubblico maschile
riempie la sala con il suo vociare. Assieme ricordano i mondiali di
calcio degli anni precedenti; cosa accadde alla tale squadra, al tal
calciatore. Ognuno con le proprie verità, ognuno con le proprie
nuove previsioni. Parlano di un corcorso della coca-cola con in
paglio un biglietto per il Brasile. Qualcuno si chiede se i
brasiliani sono bianchi o neri. C'è poi un tizio che ogni due minuti
sfila davanti allo schermo per pubblicizzare la sua bancarella
ambulante fatta di dentifrici, calze da uomo, e creme per tutti i
gusti.
Finalmente il momento
si avvicina, la partita sta per cominciare. Mancano solo dieci
minuti!
Ed ecco che con un
ultimo sbuffo il generatore si spegne. La luce della lampadina viene
risucchiata dalla luna e si fa buio pesto. I balli si interrompono di
colpo. Il Brasile è improvvisamente volato via, più lontano che
mai, e sorpresa la gente si guarda intorno non capendo più dove si
trova.
Poi una voce annuncia:
“È finita la benzina. Chiediamo un vostro modesto contributo per
abbeverare il nostro generatore, che come vedete non sa
pazientare...”
Una mano passa a
raccogliere i centesimi tra il pubblico, facendo tintinnare
esplicitamente le monete con intenzione significativa. .Un ragazzo
arriva dal buio con una tanica di benzina piena fino all'orlo.
Ed ecco, di nuovo il
borbottare del generatore, di nuovo la musica, di nuovo la festa!
“Presto presto,
giusto in tempo per l'inno!”. E siamo di nuovo in Brasile.
martedì 3 giugno 2014
Formichine
Eppure non è tutto qui. La loro infantile ingenuità è unita a una precoce profondo senso di maturità e di indipendenza. Grandi lavoratori, sono proprio i bambini ad essere le formichine operose della società. Si muovono silenziosi, senza avvanzare proteste, e del loro gran da fare nemmeno ci si accorge. Le faccende domestiche sono tante, e a chi ha braccia per aiutare non è permesso tirarsi indietro. A sei anni questi ragazzini sanno già badare ai fratelli più piccoli, e camminare con loro qualche chilometro con venti litri d'acqua in bilico sulla testa. Basti pensare a Lucy, che dalla prima elementare vive sola con la vecchia nonna. È lei che alle quattro, finita la scuola, va a raccoglier legna per cucinare, e acceso il fuoco prepara il pranzo. È sempre lei che ogni giorno lava a mano la sua uniforme. pulisce la casa, va a prendere l'acqua, cerca in giardino insalata e fagioli per la cena della sera. E se si ammala va lei stessa nel bosco alla ricerca di certe erbe medicinali che fa bollire per berne poi il succo.
E a scuola la situazione non è molto diversa che a casa. Nelle scuole tanzaniane non sono solo le nozioni di aritmetica ed inglese a venir trasmesse. Le elementari sono una vera e propria scuola di vita, dove agli allievi viene insegnata la massima disciplina, nonchè l'igiene personale e la cura dell'ambiente circostante. È infatti raro vedere un bambino con l'uniforme sporca, con le unghie lunghe, o con i capelli arruffati. E nonostante la povertà dei mezzi, le finestre rotte e buchi nel pavimento, il vialetto delle scuole è sempre ben spazzato senza ombra di foglie secche o cartacce. Non esiste il bidello. Sono gli allievi stessi a pulire il cortile e le loro classi, ogni mattina prima del suono della campanella. Durante la stagione delle piogge poi, i bambini si portano la zappa da casa, e le lezioni si fanno nei campi. Con i maestri come supervisori, sono ancora gli allievi ad arare i terreni della scuola, che in quanto vista come comunità, ha bisogno del contributo di tutti per rendersi sostenibile.
Ma i compiti di queste piccole testoline nere non finiscono qui. Essi infatti devono continuamente ingegnarsi su come raccogliere spiccioli per quaderni e matite. La spesa è troppo impegnativa per una famiglia numerosa, ed è quindi richiesto ai bambini stessi di prendere l'iniziativa. C'è chi dopo scuola si occupa di vendere canne da zucchero, chi aiuta a trasportare qualche mattone in un cantiere, chi vende pomodori di casa in casa o ancora chi si offre di zappare per pochi soldi al metro quadrato. Lucy ha addirittura un mini-pollaio con galline praticamente selvatiche, che quando abbastanza grasse vende per comprarsi le scarpe nuove. Quando contratta il prezzo dei suoi polli ha un'espressione seria seria, ma datele un palloncino, e vedrete la sua serietà scoppiare come una bolla di sapone. Raccontatele una fiaba, e la vedrete addormentarsi dolcemente tra le vostre braccia.
giovedì 24 aprile 2014
La Bridge Preschool
Ecco che finalmente, passo dopo passo, il nostro progettone di costruzione di un asilo per i bambini del villaggio di Lugalo fa progressi!
Date un'occhiata al blog della Bridge Preschool
E... KARIBUNI! Vi aspettiamo!!!
Date un'occhiata al blog della Bridge Preschool
E... KARIBUNI! Vi aspettiamo!!!
venerdì 18 aprile 2014
Moto-taxi
Bisogna però aggiungere che tra i moto-taxisti molti sono
particolarmente spericolati; sia questo perchè troppo giovani,
perchè poco controllati o ancora per il peso finanziario di fare le
cose in regola. Pochi hanno davvero una licenza di condurre, e ancora
meno hanno registrato il veicolo e pagano la dovuta quota
assicurativa. Una buona manutenzione poi è l'eccezione, e spesso le
moto vengono riparate con spago e cerotti; soluzioni parziali, che
peraltro a lungo andare aggravano il danno. Le luci rotte sono
raramente sostituite, e le camere d'aria ancora resistono malgrado
siano decorate con una ventina di toppe. L'olio non viene cambiato
fino a quando la moto muore a scossoni. Per non parlare dei
sovracarichi di passeggeri e merci che i veicoli sono costretti a
subire. Sul moto-taxi si monta anche in quattro al prezzo di uno, in
uno stile chiamato “a spiedino”. Basta tenersi forte, per non
perdere qualcuno per strada. Pure cemento, mobili e animali, vengono
trasportati in questo modo fino a destinazione, con la ruota
anteriore leggermente sollevata se il peso diventa eccessivo. Qualche
volta ci si impenna, ma la cosa non è preferibile, e spesso si
viaggia cercando esattamente l'equilibrio limite.
Pericolosissimi.
Gli incidenti sono l'ordine del giorno. Illegalissimi. A volte
arrivano in visita i poliziotti. Spesso e volentieri a fine mese,
quando il salario finisce prima del previsto. I moto-taxisti si
dileguano. Esperti si intrufolano tra i vicoli, e nascondono le moto
nelle cucine delle case. Alcuni, meno fortunati, vengono fermati. La
moto viene ritirata, e portata alla centrale. Rimane lì, fino al
versamento di una multa salata. E una volta pagato si rientra in
scena, il catalizzatore distrutto per ripartire in un boato e
continuare a guadagnarsi il pane come si può.
mercoledì 12 marzo 2014
Succo di bambù
Ad ogni tribù il suo
vino.
È risaputo che l'essere umano ha la grande capacità di trovare il modo di produrre bevande alcoliche da ciò che la terra gli regala, qualsiasi prodotto esso sia. Quando racconto ai tanzaniani che mio nonno produce una bevanda alcolica dall'uva, il nostro benamato Merlot, non capiscono come sia possibile. Per non parlare della grappa di mele, che sembra loro una pazzia. In Micronesia la bevanda dei grotti è l'alcol di palma. Qua in Tanzania invece il vino si fa con le banane. O con la manioca. O più classicamente con il mais. O ancora addirittura con cioè che rimane delle rosicchiate pannocchie, si può ricavare una bevanda chiamata kangara. Le donne fanno bollire i tutoli sul fuoco in grandi calderoni simili a quelli che usavano le nostre nonne per fare il bucato, fino ad ottenere una bevanda densa e torbida il cui profumo ricorda quello di una strana polenta al marsala. Ma in particolare, nei villaggi rurali della Tanzania con marzo è cominciato il periodo di maturazione del succo alcolico del bambù.
Dolce come uno champagne liscio, quasi trasparente, leggero e fresco come un sorbetto. Favorito da tutti: donne, uomini, e persino dai bambini che lo sorseggiano di nascosto. Dopo e durante i duri lavori nei campi ci si siede all'ombra delle canne di bambù su una panchina fatta di canne di bambù, con un recipiente da litro in plastica colorata che gira di mano in mano. Come in riunione. Se giorno di festa lo si mischia a un goccio di gazzosa.
Non serve nessun processo di preparazione: basta tagliare la canna a metà e filtrarne il liquido, che ne esce già pronto per essere servito. Una volta estratto bisogna berlo entro la fine della giornata. Più si aspetta più aumenta il percento alcolico, fino a diventare tossico. I bambù crescono ovunque, e chi ha uno spiazzo di terra si ritrova automaticamente a possederne il succo. I contadini tagliano le proprie canne, ne ricavano la gradita bevanda che vendono poi per trenta centesimi al litro, guadagnandosi così qualche spicciolo. Parte del succo viene pure trasportato dai campi alle piccole cittadine da giovani ragazzi in bicicletta. Questi caricano cinque o sei taniche da venti litri di prodotto, e pedalano così appesantiti per decine di chilometri ai bordi delle carrozzate, tra i colpi di clacson dei cammionisti.
Un alcol senza prezzo, buono e presente in abbondanza, diventa tema di discussione persino per il governo tanzaniano. I politici hanno già indetto infiniti raduni ed assemblee; sostengono che il succo di bambù sia la causa principale dell'alta percentuale di malati di aids della regione, al primo posto nelle statistiche. Il parlamento, in un tentativo di riduzione del consumo, ha votato al controllo degli orari d'apertura dei bar delle cittadine, che ora devono limitare le vendite al primo pomeriggio.
Ma l'alcol è prodotto localmente, e si consuma perlopiù nei campi o nelle case dei contadini stessi, che riceve i clienti direttamente nel proprio salotto. Nessuna necessità di insegne; tutti sanno dove si può sempre bere un litro di succo o in buona compagnia. Seduti su vecchi divani malconci, dai i cuscini consumati tanto da lasciar scorgere le assi di legno, la gente chiacchiera e si aggiorna sugli avvenimenti della giornata. È come ascoltare il notiziario: coloro che visitano il salotto, dopo parecchie buone sorsate di succo, parlano in scioltezza a ruota libera. La padrona di casa è quindi lei stessa una sorta di gazzetta popolare, ricca di succulenti pettegolezzi, a conoscenza di tutti i più recenti intrighi del villaggio. D'amore, di mais, di pestaggi, di incidenti stradali. Tra le buone e le cattive notizie il clima rimane allegro e il salotto si fa sempre più affollato. Un giovane dalla camicia sfilacciata con una berretta rossa con scritto in fronte “OBAMA” solleva il suo litro e lo studia attentamente. Pensieroso osserva: “Sono sicuro che se Gesù fosse nato in Tanzania, all'ultima cena avrebbe alzato il suo litro di succo di bambù... E questo è ciò che avremmo sentito ogni domenica!”.
mercoledì 5 marzo 2014
martedì 18 febbraio 2014
Addio
Cara grande mama, ti ricordiamo così, con la tua corpulenta presenza, con la tua voce forte, con i tuoi modi decisi da capo famiglia. Ci tenevi tutti sotto le tue ali da chioccia, beccavi imbestialita ogni minaccia alla tua casa. Eravamo tutti così piccoli al tuo fianco. Una mandria di ragazzini tremanti, che distruggevi con una tua parola di critica, e facevi poi scoppiare d'orgoglio con un solo gesto di approvazione.
E siamo noi alla fine ad averti
sollevato; leggera come una piuma. Gli occhi chiusi, una bambina
tanto stanca. Abbiamo cantato, ti abbiamo cullato. Dormivi, sottile
come un fiore. Ho visto tua nonna con lo sguardo perso. È lei a
restare. Salutò tua mamma, ed ora saluta te.
Sei già quasi trasparente, e ti
lasciamo volare via.
Cara mama mkubwa, chi ti ha consumato
con tanta verocità? Cos'è questo mostro che ha succhiato in pochi
giorni la tua infinita energia? Piangiamo forte, convulsamente. E tra
le lacrime io vedo il tuo sorriso colorato e le tue braccia aperte in
un abbraccio: “Wifi! I missed you so much!”.
venerdì 31 gennaio 2014
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